SALERNITANA E CITTADELLA: STESSO COLORE, MA FILOSOFIE OPPOSTE

Il granata accomuna Salernitana e Cittadella, ma i punti di contatto tra i due club finiscono qui. A Salerno ci sarebbe uno sterminato bacino d’utenza, ma anche un notevole serbatoio di passione ed entusiasmo che, però, nel corso degli anni si è andato svuotando a causa di stagioni anonime. A Cittadella, invece, non si può ambire ai grandi numeri che si sono registrati a Salerno in tante occasioni in fatto di presenze sugli spalti, ma si hanno idee chiare ed obiettivi ben precisi. Dopo essere tornata in cadetteria, la società veneta ha centrato i playoff al primo colpo, ripetendosi anche nella scorsa stagione ed ora punta al tris. Dopo una fase di appannamento, la squadra di Venturato ha ripreso a marciare a ritmi alti ed ha scalato posizioni in classifica, rientrando nella zona playoff da cui non vuole uscire. Di sicuro, la società veneta non ha sborsato cifre astronomiche per allestire la squadra, anzi a gennaio ha pure monetizzato con la cessione di Strizzolo alla Cremonese sostituendo il centravanti, che nella gara di andata aveva realizzato una doppietta contro la Salernitana, con Moncini, preso in prestito dalla Spal ed autore di nove reti nel girone di ritorno. In estate, poi, il lavoro del diesse Marchetti era stato premiato con la cospicua plusvalenza realizzata grazie alla cessione del promettente difensore centrale Varnier all’Atalanta, ma la lista sarebbe lunghissima. Basti pensare a Kouamè, ora al Genoa, solo per citare un esempio recente. Scovare calciatori da plasmare e valorizzare e, una volta ceduti, avere già pronti i loro sostituti, destinati a ripetere la stessa trafila: è questa la filosofia del Cittadella e non da ora. La squadra veneta ha da anni lo stesso direttore sportivo e cambia raramente allenatore. Dopo l’era Foscarini, ora è il turno di Venturato, allenatore preparato ma anche e soprattutto persona perbene e di ampie vedute che aveva deciso di dedicarsi ad altro nella vita e che è tornato ad allenare solo perchè chiamato dal Cittadella, una società seria che vuole costruire, programmare, fare calcio nel senso più vero dell’espressione di cui troppi fanno un uso improprio. Forse, non sarebbe possibile replicare a Salerno in tutto e per tutto il modello Cittadella, ma va ricordato che proprio a Salerno sono stati lanciati calciatori che sono poi arrivati fino alla Nazionale. Giovani di valore che si sono messi in mostra da queste parti per poi spiccare il volo, a conferma del fatto che questa non sia una piazza ostile per i talenti che devono consacrarsi. Il punto è un altro: se una società crede in ciò che fa e presenta nel modo giusto il suo progetto ai tifosi, allora tutto diventa più facile. Se, invece, non si ha una linea d’azione, se si cambia in base agli eventi e agli umori esterni, se non si sanno scegliere gli uomini prima ancora che i professionisti, allora tutto cambia. Troppo spesso i patron hanno dichiarato che a Salerno i giovani non sono ben accetti, ma questa è una favoletta messa in giro ad arte da chi non conosce la storia della Salernitana e, magari, semplicemente non è in grado di scegliere i giovani giusti o, forse, nemmeno li cerca perchè ha una visione del calcio alquanto limitata. Salerno non è Cittadella, certo, ma il calcio è uguale dappertutto. Due porte, un prato verde e qualcuno che abbia un’idea da sviluppare.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto