SALERNITANA: LA LEZIONE DI VENTURA ED IL TEOREMA DI PITAGORA

La verità in quattro partite. Ora che è più che mai in ballo, la Salernitana vuole e deve ballare fino alla fine. Uscita dalla griglia playoff dopo il capitombolo di Ascoli, la squadra di Ventura si è ripresa la settima piazza grazie al successo netto e convincente sul Cittadella ed anche in virtù della sconfitta dell’Empoli proprio contro i bianconeri marchigiani, che hanno applicato una sorta di par condicio. Ora, però, bisognerà fare affidamento principalmente sulle proprie forze e capacità, pescando dal serbatoio tutte le energie fisiche e mentali rimaste, miscelando il tutto con qualche intuizione tattica felice, come quelle che Ventura si è giustamente attribuito dopo la vittoria di lunedì scorso. Del resto, preso atto che diversi calciatori non sono in grado di reggere fisicamente impegni ravvicinati, il tecnico ha dovuto fare delle scelte ad ampio raggio, perchè i tanti cambi in formazione presentati ad Ascoli, complici anche le squalifiche, hanno poi consentito alla Salernitana di schierare sette elementi freschi e riposati la gara successiva. Se in alcuni ruoli le alternative ai titolari non sono proprio all’altezza, non ce la si può prendere con Ventura, che fa con quello che ha, ma è chiaro che le responsabilità sono in capo alla proprietà che a gennaio non ha operato nella giusta direzione, sorvolando sulle necessità più clamorose, che riguardavano il reparto difensivo, puntellato con Aya, un lottatore ma non certo un regista difensivo, che era ciò che serviva insieme, perchè no, alla grinta ed alla esperienza dell’ex Pisa. Senza dimenticare che il mancato ingaggio di un laterale destro di difesa ha precluso la possibilità di lavorare con continuità sull’ipotesi 4-4-2, visto che Karo può adattarsi ma ha dato risposte in chiaroscuro. I limiti strutturali, le carenze, le omissioni, gli errori sono stati ampiamente ed in tempi non sospetti sottolineati e, dunque, quando si valutano prestazioni e risultati, bisogna tener conto di tutto questo ed anche del fatto che in questo infinito campionato Ventura ha saputo far crescere ed esprimere con più continuità calciatori che non avevano ancora dimostrato in tutto e per tutto il loro valore. Se Lombardi è un elemento che fa la differenza e fa gola in massima serie, se Kiyine ha raggiunto la doppia cifra, se Djuric ha segnato come mai prima d’ora in carriera, se Cicerelli è diventato un maratoneta della fascia, se Gondo sta cominciando a farsi notare anche sotto porta, sicuramente qualche merito va riconosciuto a chi sta allenando da luglio scorso questi calciatori. Senza dimenticare che Karo e Dziczek non avevano nessuna conoscenza del calcio italiano, che Akpa Akpro si sta riproponendo a livelli altissimi come quando era un calciatore della nazionale ivoriana, che lo stesso Di Tacchio, grazie ad un lavoro specifico, sta vivendo una fase di crescita tecnica e tattica alla non tenera età di trent’anni. Certamente, ci sono stati anche dei flop tra i singoli (Cerci su tutti, anche se l’ex Toro era una sorta di carta extra e non è detto che non possa riscattarsi nel mese di agosto), degli errori del tecnico nella gestione di alcune gare, ma è innegabile che nel complesso i 50 punti attuali della Salernitana valgano molto più dei 52 di un Frosinone che avrebbe dovuto volare in A nella scia del Benevento, tanto per fare un paragone. Non certo attrezzata per vincere il campionato, come pure ai tifosi i patron avevano promesso nell’aprile del 2019, questa Salernitana, pur tra alti e bassi, è in lotta per entrare nei playoff, ma non sarà l’ingresso o meno nelle magnifiche sei a fare da discrimine quando si tireranno le somme. Perchè su un punto Ventura sta battendo e, forse, non è stato compreso fino in fondo: arrivare ai playoff sarebbe sicuramente un bel risultato, ma conta anche e soprattutto arrivarci con le conoscenze giuste, con la testa giusta, con lo spirito giusto, con la personalità giusta, cioè conta arrivarci con la convinzione di poter fare ancora strada e non con l’atteggiamento di chi è appagato e si sente in gita premio. Per questo i quattro turni che restano da giocare saranno assolutamente propedeutici sotto questo aspetto perchè imporranno alla squadra una ulteriore crescita, un innalzamento del livello delle prestazioni, sotto l’aspetto mentale in primis, perchè attraverso prestazioni di spessore, con gli attributi, insomma, la Salernitana potrà centrare il risultato che Ventura spera di ottenere: ossia presentarsi ai playoff non da comparsa, ma da squadra che meriti rispetto e considerazione. Questo significa, almeno in una possibile chiave di lettura, crescita, questo significa fare la differenza tra entrare nei playoff e ritenersi per ciò stessi appagati ed in pace con la coscienza ed arrivare ad agosto con l’abito mentale adeguato per poter ballare al centro della pista e lasciare, magari, tutti a bocca aperta. Non si vince perchè si fanno i proclami, ma perchè ogni giorno si costruiscono i presupposti per essere pronti e preparati quando conta.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto