SALERNITANA: LA VIA OBBLIGATA

Il trust presentato il 3 luglio scorso, dopo la bocciatura della bozza inoltrata il 25 giugno in tarda serata, potrà essere registrato entro trenta giorni, ma ciò che preme non è tanto questo aspetto formale quanto la sostanza. Sia chiaro: il trust è stato accettato dalla Figc, che ha ammorbidito di molto la sua posizione temendo cause e ricorsi, ma solo a condizione che entro sei mesi ci sia la vendita della Salernitana. Entro, ma non per forza alla fine dei sei mesi: è questo un passaggio fondamentale che va sottolineato con forza. La Salernitana è una società in vendita ed è dovere dei trustee, che ancora oggi non si sono palesati e non hanno risposto agli inviti a rispondere alle legittime domande della piazza, e lo stesso ha finora fatto anche l’amministratore unico scelto da Lotito e Mezzaroma, ossia il generale Marchetti, dare corso ed attuazione alle procedure che possano portare al passaggio di mano nel più breve tempo. E’ una questione di trasparenza, chiarezza, ma anche rispetto per la piazza che non può essere ulteriormente mortificata. Non si può affrontare la serie A con un budget ridosso all’osso, fatto più di futuri crediti che di contanti realmente presenti in cassa e si sa bene che senza soldi non si cantino messe. Lo sa anche il direttore sportivo che, dopo essersi impegnato per far sì che il trust passasse, ora è costretto a chiedere ad ex calciatori la disponibilità a rimettere gli scarpini. E’ chiaro che quella fatta a Ferrara e Materazzi nell’occasione della stesura dei calendari fosse una battuta, ma Fabiani non parla mai a caso e anche quello è stato un modo per far intendere quale sia la situazione. Bene: si tratta di una situazione che chi aveva mostrato perplessità sul trust aveva ampiamente previsto, perché solo una vera cessione avrebbe permesso alla Salernitana di uscire da una situazione di stallo e di imbarazzo, dandole la possibilità di competere ad armi pari con le altre squadre della fascia medio- bassa della serie A. Un conto è voler allestire una squadra operaia nel senso dello spirito con cui si dovrà scendere in campo, un altro è doversi accontentare di calciatori di modesta caratura e dalle ridotte pretese economiche a causa di limiti e restrizioni in termini di capacità di spesa. C’è da augurarsi che il generale Marchetti, il guardiano Coppola ed i trustee, figure al momento quasi mitologiche, che, non ci fosse il covid, verrebbe voglia di toccare con mano per accertarsi della loro consistenza, rompano quanto prima gli indugi ed il silenzio, che si sono imposti o che gli sarà stato consigliato. E deve rompere il silenzio sulla vicenda dei beni immateriali anche il Comune di Salerno. C’è un bando, lo si faccia rispettare chiedendo subito l’attribuzione degli stessi onde evitare qualsiasi tipo di speculazione. La cessione resta la strada obbligata, l’unica percorribile per uscire dall’equivoco, anche se i tempi non saranno rapidi, vista la strutturazione piuttosto complessa e farraginosa del trust. Andrea Radrizzani resta alla finestra, ma ci sarebbe anche un’altra pista. Certo, nessuno offrirà la luna, ma fa parte del gioco delle parti. Del resto, col trust il bene rischia di perdere ogni giorno che passa valore, specie se dal mercato dovesse uscire una squadra non in grado di lottare davvero per la salvezza. Lotito e Mezzaroma hanno lasciato la Salernitana in una situazione poco chiara e per nulla facile. Aver dovuto attendere il 7 luglio per avere la certezza della iscrizione non è stato certo bello. Dover recitare la parte della Cenerentola lo sarebbe ancor di meno. Salerno deve aprire gli occhi e capire che il trust non fa e non può fare il bene della Salernitana, specie se per la cessione si dovesse prendere altro tempo. Che senso avrebbe condurre un mercato di minima e disputare un girone di andata con poche speranze di essere competitivi? E’ questo che ci dovrebbero spiegare tutti coloro che ancora oggi vogliono dividere la piazza, mistificando la realtà ed asserendo che qualcuno faceva il tifo per Gravina contro la Salernitana. Nient’affatto: c’era chi si augurava un cambio di proprietà veloce che consentisse al club granata di strutturarsi ed organizzarsi in tempo per affrontare al meglio la serie A e chi sperava che, al di là delle apparenze, nulla cambiasse. E non si sa perché.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto