SALERNITANA: L’EMERGENZA COME COSTANTE ED IL LAVORO DI VENTURA COME ANTIDOTO

L’emergenza è una costante, sebbene sgradevole, a cui la Salernitana è ormai abituata. E il riferimento non è solo all’attuale stagione, ma al quinquennio cadetto in generale. Da Torrente a Ventura non c’è stato allenatore che in granata non abbia dovuto fare i conti con infortuni in serie, assenze lunghissime e con la conseguente necessità di adattare calciatori anche in ruoli non del tutto congeniali. Da Franco, schierato difensore centrale in un Bari- Salernitana con Torrente in panchina, a Kalombo, terzo centrale nel finale del derby dello scorso settembre con il Benevento passando per Vitale e Pucino, anch’essi adattati a difensori centrali nelle stagioni addietro, i precedenti si sprecano. E, quando non ci si è dovuti inventare soluzioni ai limiti della realtà, si è quasi pregato che i pochi superstiti non incorressero in un infortunio, anche solo un raffreddore, per non rendere tutto ancora più complicato. In questa stagione si è andati oltre perchè si è già partiti in emergenza, specie nel reparto difensivo. Mantovani era ai box da giugno e si resta ancora in attesa di spiegazioni ufficiali sul perchè si sia atteso ottobre inoltrato per procedere chirurgicamente. Billong si è infortunato ad agosto e, salvo imprevisti, è quasi pronto per tornare a disposizione di Ventura che non ha mai avuto Heurtaux, giunto a fine mercato con un noto ritardo di condizione e fermatosi già due volte. Il francese non è stato mai a disposizione e, così, Ventura ha dovuto far leva solo su tre difensori, Karo, Migliorini e Jaroszjnski con Pinto unica alternativa di ruolo. Una situazione di estrema emergenza che ha fatto tornare di attualità l’idea Rajkovic, difensore ex Palermo, rimasto svincolato anche perchè, a sua volta, alle prese con problemi fisici. A centrocampo, invece, Ventura ha perso quasi subito Akpa Akpro, la cui importanza è stata confermata dalle buone prove fornite dall’ex Tolosa al suo rientro, con Perugia e Pisa, ed ancor prima che cominciasse il campionato Lombardi. Non appena questi due sono tornati a disposizione, si sono dati il cambio in infermeria con Cicerelli e Firenze. In attacco, oltre all’attesa per Cerci, si sono annoverati gli infortuni di Jallow, prima, e Giannetti, poi. Questo il quadro d’insieme in cui finora Ventura si è mosso ed ha lavorato, riuscendo a dare un’impronta alla squadra al punto che per una striscia di partite non ci si è quasi ricordati delle assenze e degli infortunati che, però, c’erano e ci sono. E questo ha costretto i superstiti agli straordinari con la conseguenza che qualcuno perdesse un pizzico di lucidità e brillantezza e qualche altro si trascinasse qualche piccolo acciacco. L’ultimo in ordine di tempo è il polacco Jaroszjsnki, che il campo ha indicato in maniera evidente come il leader per carattere e mentalità di un gruppo che ha già fatto molto e a cui si chiede di stringere i denti nelle partite con Entella e Cremonese che precedono la nuova e quanto mai opportuna sosta. In un contesto del genere, in cui non possono essere ignorate le lacune strutturali ed i lasciti delle scorse campagne acquisti, fa quasi sorridere il tentativo di spostare l’attenzione su presunti errori di Ventura, che non può fare miracoli, ma che ha già centrato l’impresa più difficile: dare un’anima ad un gruppo di calciatori che in carriera non hanno mai lottato per grossi traguardi, ad eccezione di Giannetti, e che, nonostante limiti e difficoltà, può addirittura avere il rimpianto di aver lasciato per strada qualche punto. Ecco perchè è questo il momento più importante della stagione, quello in cui Ventura dovrà non solo riuscire a fare punti ma anche portare a compimento la rivoluzione culturale avviata in estate, mollando ancor più gli ormeggi, battendo con ancora più forza e convinzione la via del coraggio e della voglia di proporre calcio. Fare raffronti e parallelismi con il recente passato è esercizio sterile. Bisogna andare oltre i punti conquistati, analizzando le prestazioni e la qualità del gioco espresso e, soprattutto, provando a capire quali margini di crescita ci siano ancora. Il recupero di alcuni infortunati, l’inserimento ormai imminente di Dziczek, la variabile Cerci sono tutti elementi che potrebbero dare un abbrivio importante al lavoro di Ventura a cui non è stata affidata una fuoriserie, ma una normalissima squadra di serie B che doveva, per giunta, scrollarsi di dosso le tare mentali della precedente stagione. Ventura ha spalancato le finestre, ben consapevole della necessità di far cambiare l’aria. Chiuderle di nuovo, come qualcuno prova con ostinazione a fare, sarebbe un errore imperdonabile.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto