SALERNO: LA DIASPORA DEL CENTRO-DESTRA

Sono lontanissimi i tempi del PDL, sembra passata un’eternità e non è così. Erano i tempi del patto d’acciaio tra Berlusconi e Fini a livello nazionale, del grande feeling tra Cirielli e Carfagna sul territorio. Il centro-destra insidiava seriamente il PD di De Luca che perdeva colpi, ad esempio perdeva il controllo delle operazioni a Palazzo S. Agostino e, di conseguenza in tutti gli asset direttamente o indirettamente collegati: camera di Commercio, ASI, Sanità. A rafforzare ancor di più la presenza del centro-destra sul territorio, poi, l’affermazione di Caldoro alla Regione, la sconfitta di De Luca che, in buon ordine, si rifugiò a palazzo di Città intanto assediato. Sembrava irresistibile l’ascesa del PDL che poteva contare su leader e marescialli di prim’ordine. Di quel progetto politico che pure sembrava solido e di prim’ordine non c’è più alcuna traccia, si è frantumato, diviso in cento anime, prima a roma – dove però si prova comunque a fare squadra – e poi a salerno dove la squadra, invece, è un’utopia. Certo, Forza Italia, Noi Con Salvini e PSI, hanno trovato un’unità d’intenti sul nome di Amatruda ma il prezzo pagato per questa scelta è stato altissimo. Celano, Cammarota e Cassandra che prima facevano parte di quella squadra unita e coesa, hanno tutti preso una strada autonoma, rivali più che alleati nella corsa verso palazzo di città che, alla fine, conti alla mano, potrebbe non soddisfare le attese e le aspettative di tutti. Ma perchè è successo questo? Perchè, al di là delle oggettive difficoltà registrate a livello nazionale, a Salerno il Centro-Destra è riuscito a fare anche peggio? Chi ha tratto giovamento da questa diaspora, centro-sinistra a parte? Soprattutto esistono ancora i presupposti per un’unità che, al momento, un po’ tutti professano, ma solo a parole? Interrogativi legittimi che non troveranno mai una risposta e che rimarranno sullo sfondo di un progetto politico solo accennato.

Autore dell'articolo: Marcello Festa