SALERNO, OSPEDALE DA PROCIDA: SENZA PISCINA AFFONDA LA RIABILITAZIONE –

Al presidio di ieri al Ruggi di Salerno, sindacati e lavoratori hanno avuto modo di manifestare le loro preoccupazioni per il futuro dell’Ospedale Da Procida. Oggi, ad esprimere timore per lo stop alla riabilitazione sono anche e soprattutto i pazienti, attraverso la voce di chi, grazie alle terapie, conta su una migliore qualità di vita.  È il caso per esempio della signora Teresa Bergamo, costretta all’ausilio di una sedia a rotelle per sostenersi, camminare e riposare.  Grandi sono i benefici che la paziente ha avuto modo di sperimentare attraverso la riabilitazione nella piscina del Da Procida . Rispetto ad altri servizi per i quali si sta cercando una sostituzione, chiudere la piscina significherà privare del tutto  i pazienti di un’alternativa pubblica perché la piscina più vicina è quella del Campolongo hospital. Il servizio di idroknesiterpia che viene erogato  dall’unità operativa di medicina riabilitativa del “Da Procida “è esclusivamente pubblico in quanto gli altri in Campania sono privati accreditati.  In assenza e durante i lavori in corso della durata stimata di tre anni , per fare del plesso di via Calenda il polo della riabilitazione regionale,  i pazienti non solo dovrebbero usufruire delle cure in maniera privata ma sarebbero anche costretti a viaggiare. Come nel caso della signora Teresa  si tratta spesso di persone con difficoltà motorie. Non sono mancate in questi mesi una serie di ipotesi.Secondo alcuni indiscrezioni, tra quelle arrivate anche sul tavolo del direttore generale del Ruggi, Enzo  D’Amato, c’è quella di utilizzare, con una speciale convenzione,  la  piscina attualmente ferma del Grand Hotel Salerno. Qui, Inoltre, il personale formato e specializzato attualmente in servizio potrebbe fungere da riferimento formativo per i colleghi che, in futuro, si appresterebbero a coprire il servizio di idroknesiterpia presente nel nuovo polo riabilitativo progettato al Da Procida. Ad attendere una risposta ed una soluzione sono i tanti pazienti come la signora Teresa che non traggono dalla fisioterapia solo un beneficio fisico ma anche mentale.

Autore dell'articolo: Monica Di Mauro