SANNINO COME LEONARDO MA… VINCI

L’anno scorso i loro trenta gol contribuirono a conquistare l’agognata salvezza, pur passata attraverso i play out. Quest’anno già due gol a testa ed assist in serie. I “gemelli del gol” sono tornati. Coda e Donnarumma sono ripartiti alla grande. Sono bastate poche gare al tandem offensivo per carburare e affinare la mira. Peccato solo che la loro prolificità non sia ancora sufficiente alla Salernitana per trovare una dimensione consona e, soprattutto, continuità di risultati.

I due attaccanti, superata qualche normale e fisiologica difficoltà, hanno già ripreso a segnare, cosa che non avveniva l’anno passato di questi tempi, ma oggi come allora la Salernitana non riesce a liberarsi dai bassifondi della classifica: una triste costante. Lo scorso anno con l’arrivo di Leonardo Menichini, subentrato a Torrente, ed il modulo il 4-4-2 che esaltava le caratteristiche di Coda e Donnarumma si trovò la quadra. Bastava poco allora, forse basta poco oggi, per far quadrare i conti ma si fa una tremenda fatica a mettere in pratica i buoni propositi. Fin qui Sannino le ha provate tutte e pur non rinunciando (tranne che a Cesena) ai suoi due attaccanti ancora non ha trovato la formula giusta. Sembrava aver svoltato, inserendo Rosina alle loro spalle e proteggendosi con una difesa a “tre”, ma la prestazione di Ferrara, risultato a parte, ha riproposto le difficoltà già emerse in precedenza. Ed allora, appurato che il modulo teorizzato la scorsa stagione (il 4-4-2), immaginato durante l’estate e provato con alterne fortune in pre-campionato, non è praticabile per l’assenza di esterni adatti e in numero sufficiente, ma anche per la presenza in organico di un giocatore difficilmente collocabile come Rosina, è di tutta evidenza che Sannino sia costretto ad inventarsi, di volta in volta, formule e sistemi di gioco “adattati” alle necessità. Paradossalmente, ma è appunto solo un paradosso, la Salernitana per trovare un suo equilibrio di gioco dovrebbe rinunciare ad uno dei suoi attaccanti; a Rosina nel caso si intendesse preservare la coppia gol, oppure ad uno dei due bomber nel caso si decidesse di far giocare Rosina in posizione più avanzata così da esaltarne le doti senza intaccare i già fragili meccanismi difensivi. “Tertium non datur” dicevano i latini, terza ipotesi non c’è e se c’è appare come una forzatura che in determinate partite, contro avversari di un certo tipo (Trapani ad esempio), può dare risultati e che in altre occasioni, come successo a Ferrara, viene brutalmente bocciata dal campo. Bisognerà, allora, sempre rincorrere, studiare e aggiustare quando invece sarebbe bastato poco per mettersi sereni.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta