I soliti errori, a dir poco cronici e quasi genetici, il solito copione, ormai arcinoto e per nulla di richiamo: davanti ad oltre novemila spettatori, sabato scorso, la Salernitana ha fallito la prova del nove, mancando, per l’ennesima volta, l’occasione per dimostrare di essere diventata grande. Dopo la bella prova di Frosinone, col Carpi ci si attendeva una conferma nel giorno in cui si affrontava una squadra che in trasferta è da primato e che, si sapeva, avrebbe creato non poche difficoltà. Ed allora, anche se col senno di poi può sembrare facile muovere certi appunti, perchè cambiare in maniera così marcata la fisionomia della formazione titolare? Perchè schierare Donnarumma da esterno, ruolo che proprio non digerisce, salvo poi tirarlo fuori dalla contesa all’intervallo per sopperire col più fisico Joao Silva all’assenza di Coda, ingenuamente quanto colpevolmente fattosi espellere per due gialli in pochi minuti? E perchè, ci si chiede, riproporre il centrocampo a ritmo fin troppo cadenzato con Della Rocca e Ronaldo insieme dal primo minuto come a Bari anziché ricalcare lo schieramento di Frosinone quando Zito, schierato per la defezione in extremis dell’ex Perugia, aveva dato un contributo dinamico importante come lo stesso Laverone a gara in corso? Bollini aveva trovato la quadra al Matusa, avrebbe potuto, forse voluto, cambiare il meno possibile, ma così non è stato. Se da una sconfitta si può trarre un insegnamento, allora quella di sabato avrà suggerito molte considerazioni al tecnico granata che approfitterà di questi giorni di ritiro a Polla per riflettere e valutare senza farsi condizionare da pressioni esterne di alcun tipo. Contro il Carpi la Salernitana ha perso perché ancora una volta ha commesso errori inammissibili in difesa, specie in occasione del secondo gol degli ospiti. Schiavi ha perso la marcatura di Bifulco che ha trafitto Terracciano, a sua volta rimasto immobile tra i pali quando, invece, sarebbe stato opportuno uscire per pulire l’area da qualsiasi pericolo. Peccato aver perso l’occasione per muovere ancora la classifica, vanificando una prova che, specie nella ripresa, era stata di carattere e sostanza. Ora c’è il derby, la partita giusta per riscattarsi.
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