La Salernitana non è riuscita a portar via dallo Stirpe quel punto che, stando alle premesse, era una sorta di obiettivo massimo. Pur disputando una buona partita, fatta anche di personalità e coraggio nel cercare di costruire gioco dal basso, senza smarrirsi dinanzi alla pressione dei padroni di casa, più esperti e smaliziati, la squadra di Ventura ha pagato a caro prezzo l’unica distrazione difensiva ma soprattutto l’assenza di un attaccante credibile, qualcuno che potesse suggerire cautela alla difesa dei ciociari, inviolata da cinque partite prima della sfida di sabato e mai seriamente messa alla prova da Gondo e Jallow. Il primo è stato generoso, volenteroso, mentre il secondo ha caratteristiche ben note, che lo rendono troppo spesso una sorta di corpo estraneo, un solista più incline ad isolarsi dal contesto che ad entrare all’improvviso sulla scena, tirando fuori dal cilindro un colpo risolutore. Non a caso, l’unica azione degna di nota dei granata ha visto protagonista Maistro, inseritosi coi tempi giusti ma stoppato da Salvi al momento della conclusione. Il Frosinone ha sbloccato la gara al termine di un’azione insistita, nella quale per due volte la difesa granata non è riuscita a spazzare l’area fin quando Haas non ha trovato il modo per liberarsi della guardia di Aya e pennellare al centro un cross su cui Novacovich ha preso il tempo a Migliorini, forse troppo attratto dal pallone e poco attento a sentire la marcatura della punta avversaria. Un errore grave in quanto determinante ai fini del punteggio, dal momento che la Salernitana non aveva molte armi per controbattere. Ventura ha operato un triplo cambio per provare ad alzare il baricentro, affidandosi a Capezzi, Cicerelli e Cerci, quest’ultimo autore di un paio di scatti che potrebbero segnare un nuovo inizio della sua storia in granata, ma ancora non in grado di spostare gli equilibri. Per la verità, all’ultimo assalto, la Salernitana ha creato una palla gol con l’incursione di Maistro e la girata mancina di Migliorini che avrebbe potuto fare il paio con la ginocchiata vincente di Capuano all’andata. Il difensore granata ha avuto meno fortuna e così il Frosinone ha difeso fino all’ultimo i tre punti che, invece, all’andata la Salernitana si vide sfilare di mano nel recupero. Succede anche questo nel calcio e non è sempre un puro caso. Il Frosinone ha vinto sei partite di fila, pur dovendo rinunciare a calciatori importanti come Ciano, Tabanelli ed Ardemagni: grazie ad una maggiore esperienza, ad una notevole impenetrabilità difensiva, e ad una maggiore qualità della sua panchina Nesta ha fatto di necessità virtù. Lo stesso sta facendo da mesi Ventura che, però, a Frosinone non aveva praticamente armi offensive. Peccato, perché il pari avrebbe comunque premiato la Salernitana per il modo in cui è stata in campo e per l’impegno profuso. Forse, qualche variazione sul tema, magari con l’accentramento di Kiyine e l’avanzamento di Maistro alle spalle di una sola punta in partenza, avrebbe potuto rappresentare un piccolo rebus per la solida difesa di casa, ma le cause di questa sconfitta sono anche da ricercarsi nella scelta operata a gennaio dalla società di ingaggiare un esterno sinistro, Curcio, quando poi sta giocando con grande continuità e con buon profitto Lopez, e non un esterno destro che potesse permettere anche il passaggio al 4-4-2. Ed ancora: la mancanza di una punta in grado di incidere, affiancando o rimpiazzando, nel caso, Djuric è un fattore che potrebbe pesare nel rush finale, specie se Cerci non riuscisse a dare quel contributo che da lui ci si aspetta. Bastava poco per rendere la Salernitana davvero completa. Ora tocca a Ventura ed ai suoi restare in zona playoff, anche in barba all’emergenza.
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