ANCHE DI TACCHIO DICE ADDIO: PROSEGUE LA RIVOLUZIONE

Oltre cento presenze e sei gol in quattro stagioni, in cui ha indossato spesso la fascia di capitano e si è fatto carico di pesanti responsabilità. Dai tifosi granata Francesco Di Tacchio è stato amato e rispettato, a prescindere dalle doti tecniche, per i suoi comportamenti e per la sua dedizione alla causa. Un vero capitano sempre e comunque. E lo ha dimostrato in particolar modo il 20 febbraio del 2021 quando con un tempismo provvidenziale si precipitò al capezzale del compagno di squadra, Patrick Dziczek, salvandogli la vita con il suo pronto intervento. Se oggi il polacco è uno sposo felice, lo deve anche al suo capitano. Dopo Djuric, che non ha rinnovato il contratto e che nel suo commiato non ha risparmiato qualche stoccata alla società, e dopo Belec, che ha salutato con affetto prima di tornare all’Apoel, è il turno del capitano. E l’addio di Francesco Di Tacchio, dopo tutto quello che è accaduto nello scorso campionato di serie A, partito sotto l’egida di un pasticciato trust e proseguito, dopo stenti, brividi e mortificazioni, con il cambio di proprietà, sancisce la definitiva fine di un ciclo e di un’era calcistica a Salerno. Di Tacchio ha dato il suo apporto, si è sempre speso fino all’ultima stilla di energia ed il triennale che lo attende alla Ternana è il giusto premio per un uomo ed un calciatore che ha nel campionato cadetto la sua dimensione più consona. Da persona intelligente e matura qual è, l’ormai ex granata è il primo ad esserne consapevole ed il fatto che dal 23 gennaio scorso, derby di ritorno col Napoli, non abbia più messo piede in campo, restando fuori dalle scelte non solo di Davide Nicola ma anche di Stefano Colantuono è una circostanza che non può essere sottovalutata. Va anche detto che, forse, in alcuni momenti di alcune partite, in cui c’era da sgomitare e lottare, Di Tacchio avrebbe potuto dare ancora il suo apporto, ma la rinuncia al capitano è stata una scelta precisa e ponderata di chi sedeva in panchina e può essere interpretata come una sorta di anteprima di ciò a cui la Salernitana stesse e stia andando incontro. Bisognava salvare la categoria, ma lo si voleva fare in un certo modo, con determinate idee e, quindi, anche con determinati interpreti. La salvezza sul campo è stata per Danilo Iervolino il primo passo di un cambiamento perché quel risultato, lo scorso febbraio, pareva impossibile ed averlo conseguito certifica un fatto: nulla è impossibile se si lavora duramente e si crede in ciò che si fa. Ora, però, c’è un’altra battaglia ancora più dura e complessa che il presidente granata ha intrapreso. Nel solco della ribellione al sistema e nella prospettiva di rivoluzionare il mondo del pallone che è conservatore per definizione Iervolino ha litigato finanche con una leggenda come Walter Sabatini per via delle commissioni, ritenute un male necessario da presidente e dirigenti, una sorta di diritto acquisito dagli agenti dei calciatori e per nulla tollerate da Iervolino ed anche dai vertici del calcio, se è vero che la Fifa ha promesso che entro il 2023 entrerà in vigore un preciso regolamento in materia. Proprio perché Iervolino ha voglia di dare un segnale di discontinuità sarebbe utile ed opportuno che quanto prima il patron illustrasse pubblicamente alla gente i motivi della sua battaglia, spiegando che, forse, sulle prime bisognerà mettere in conto qualche dispetto sotto forma di rifiuto dei calciatori, ma che alla lunga, tenendo il punto, la si potrà spuntare per poter rendere più sostenibile e morale il calcio che, però, va ricordato, è pur sempre un business per chi se ne ciba. Da Salerno parte questa grande idea di cambiamento, una battaglia ideale, magari anche ideologica, che i tifosi granata guardano con un misto di ammirazione e preoccupazione. Ammirazione per il presidente che affronta i procuratori a testa alta, preoccupazione per le ripercussioni in sede di mercato, almeno in prima battuta. Iervolino non vuole piegarsi a certe logiche e, forse, nell’idea di offrire a Stefano Colantuono il ruolo di responsabile del settore giovanile c’è una sorta di ultimo rigurgito di quel mondo che il presidente vuole lasciarsi alle spalle ed anche il primo bagliore di una nuova era. Insomma, la Salernitana di Iervolino ha ereditato dalla precedente gestione dei veri e propri fardelli: il pesante riscatto di Simy e il contratto rinnovato automaticamente di Colantuono sono, tra gli altri, i più evidenti e scomodi retaggi della precedente gestione. E questi fardelli devono tramutarsi in investimenti e non in meri costi. Simy dovrà essere recuperato da Nicola in funzione di una sua collocazione sul mercato o di un possibile apporto all’interno della rosa granata, Colantuono dovrà/potrà mettere al servizio del club la sua esperienza. Staremo a vedere come proseguirà questa campagna volta all’innovazione ed alla rivoluzione. Rischi, costi, benefici, onori ed oneri: ora più che mai tutto è in gioco.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto