CRIMINALITA’ ORGANIZZATA IN PROVINCIA DI SALERNO, ECCO LE FAMIGLIE

La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato la relazione della criminalità organizzata in Italia relativa al secondo semestre del 2018. Nella provincia di Salerno gli assetti della criminalità organizzata variano a seconda delle aree geografiche su cui insistono i gruppi. L’azione repressiva ha consentito, negli anni, di ridurre la capacità operativa di diversi clan, sradicando dal territorio i capi e gli affiliati dotati di maggiore carisma criminale. Tali fattori hanno indotto altri affiliati a collaborare con la giustizia, generando un “vuoto di potere”, che avrebbe favorito l’ascesa di giovani spregiudicati, alla guida di gruppi protesi essenzialmente a ritagliarsi spazi sul territorio mediante azioni violente.
Accanto a questo fenomeno, va evidenziata la capacità di rigenerazione interna delle organizzazioni storicamente
più radicate, che hanno sviluppato, accanto agli affari illeciti “tradizionali” (traffico di sostanze stupefacenti, in
particolare), tecniche sempre più efficaci di infiltrazione del tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale,
che hanno portato al controllo di settori nevralgici dell’economia provinciale. Tra questi, si segnalano la costruzione di opere pubbliche, la fornitura e la gestione dei servizi, ottenuti anche attraverso il condizionamento di
Enti territoriali locali.
Si segnalano, poi, altre manifestazioni criminali legate alla commissione di reati contro la persona ed il patrimonio
(rapine, anche in danno di furgoni portavalori), nonché truffe ai danni dello Stato, delle assicurazioni e di singoli
cittadini. Si tratta di condotte di minore spessore criminale, comunque in grado di assicurare un profitto adeguato. Continuano a essere largamente praticate anche l’usura e l’esercizio abusivo del credito, che costituiscono
un vero e proprio mercato finanziario parallelo. Al riguardo, nel mese di novembre, la DIA di Salerno ha applicato
la misura cautelare degli arresti domiciliari ad una componente della famiglia ZULLO di Cava dé Tirreni (SA), articolazione del clan BISOGNO, responsabile del reato di usura. La misura è stata poi convertita, il 7 dicembre, nella detenzione in carcere, poiché la donna, dalla sua abitazione, aveva continuato a gestire il clan.
Altro campo d’azione privilegiato dalle consorterie salernitane è quello dei reati economico-finanziari (riciclaggio
e auto-riciclaggio), finalizzati al reinvestimento di capitali illeciti, prevalentemente nel settore immobiliare, nella
gestione di esercizi commerciali e nell’edilizia privata. Tali condotte – che interessano il Capoluogo, l’agro Nocerino-Sarnese, la costiera amalfitana, la Piana del Sele e il Cilento – finiscono per alterare in modo significativo il
libero mercato attraverso l’imposizione di prezzi, prodotti o la fornitura di servizi. Anche l’infiltrazione negli
appalti – per la realizzazione di opere pubbliche, per la fornitura di servizi (particolare delicatezza riveste quello
di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani), per la manutenzione delle infrastrutture e dei beni del demanio
– continua a rappresentare un settore di primario interesse delle organizzazioni criminali, che vede coinvolti
anche imprenditori e funzionari pubblici infedeli. La corruzione di quest’ultimi rappresenta il grimaldello che
consente alle organizzazioni camorristiche di infiltrarsi nella pubblica amministrazione e di condizionarne la gestione. Laddove i tentativi di corruzione dovessero risultare vani, si assiste ad una escalation criminale che passa
dalle minacce alle intimidazioni vere e proprie, come accaduto nel comune di Agropoli, in cui si sono registrate
una serie di azioni intimidatorie da parte del locale gruppo MAROTTA, per indure il Sindaco ad assegnare posti
di lavoro e alloggi popolari agli affiliati.
Come accennato, le attività delinquenziali più diffuse nella provincia sono il traffico e lo spaccio di stupefacenti,
che vengono approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo. Sono state comunque scoperte coltivazioni, ancorché non particolarmente estese, di marijuana, destinata al mercato locale.
Scendendo nel dettaglio delle dinamiche che interessano il Capoluogo, si segnala ancora l’operatività dello storico
sodalizio D’AGOSTINO, che ha retto al tentativo di “scalata”, alcuni anni or sono, da parte di gruppi 569composti
anche da giovani leve, che volevano approfittare dello stato di detenzione in regime ex art. 41 bis o.p. del capo clan.
La recente scarcerazione di soggetti dall’indiscusso profilo criminale, unitamente alla presenza di nuove leve delinquenziali prive di scrupoli, avrebbe riacceso i contrasti per affermare la leadership criminale in alcune zone cittadine, dove gestire il traffico di stupefacenti, l’usura, le rapine e le estorsioni.
Il comune di Vietri sul Mare era considerato, fino a qualche tempo fa, immune da fenomeni di infiltrazioni criminali, sebbene già nel 2008 si fosse registrata un’improvvisa escalation di atti criminali. Va letto tuttavia con
attenzione l’episodio avvenuto il 18 agosto 2018, quando è stata danneggiata una barberia, condotta da un pregiudicato: la dinamica dell’evento non può far escludere che si sia trattato di un tentativo di intimidazione
posto in essere da esponenti di organizzazioni criminali.
Nel comune di Cava de’ Tirreni, posto nell’immediato entroterra della costiera amalfitana e confinante con i
comuni dell’agro Nocerino-Sarnese, ad alta densità criminale, le evidenze investigative confermano l’influenza
dello storico clan BISOGNO, dedito prevalentemente alle estorsioni, all’usura e al traffico di stupefacenti. Proprio
in tale ultima attività delittuosa risulta particolarmente attivo anche il citato gruppo ZULLO, articolazione del
clan BISOGNO, oggetto di un’indagine (operazione “Hyppocampus”) che, il 13 settembre 2018, ha permesso alla
DIA di Salerno, con l’ausilio della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri, di eseguire un provvedimento
cautelare nei confronti del capo del gruppo e di altri 13 soggetti, responsabili di associazione di tipo camorristico,
usura ed estorsione.
Nel medesimo contesto investigativo, il 27 settembre e l’8 ottobre, ancora la DIA di Salerno ha eseguito due decreti di sequestro preventivo, emessi dal GIP presso il Tribunale di Salerno, sottoponendo a sequestro tre società,
con sede legale ed operativa a Cava de’ Tirreni (SA)574, riconducibili ad uno degli indagati.
L’area di Mercato Sanseverino, uno dei comuni della Valle Dell’Irno, vede l’attuale operatività di una consorteria
facente capo alla famiglia DESIDERIO, originaria di Pagani (SA). A Mercato San Severino opera anche la famiglia
CIRILLO.
A Baronissi, Fisciano e Lancusi ha operato per diversi anni il clan FORTE, il cui capo è collaboratore di giustizia,
ed è attivo il clan GENOVESE, dedito alle estorsioni, alle rapine ed all’usura, operativo nei comuni dove insistono importanti insediamenti commerciali.
Nel recente passato i gruppi CIRILLO e FORTE sono stati significativamente colpiti sotto il profilo patrimoniale.
I comuni di Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano sono stati interessati, in passato (almeno fino al 2010), dalla
presenza di un’articolazione del clan CAVA di Quindici (AV), scompaginata da diverse operazioni di polizia.
Nuove leve autoctone avevano tentato di colmare il conseguente “vuoto di potere”, ma le loro velleità operative
sono state prontamente stroncate dall’azione di contrasto delle Forze di polizia.
Sia a Castel San Giorgio che a Baronissi si sono verificati alcuni attentati incendiari, in danno di una società incaricata a Castel San Giorgio dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
I comuni della costiera amalfitana, pur se non interessati dalla presenza di sodalizi endogeni, risultano comunque esposti ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata.
In tal senso, il settore turistico-alberghiero può rappresentare un obiettivo di interesse per le organizzazioni provenienti dalle province di Napoli e Caserta. La fascia costiera non sfugge, peraltro, allo spaccio di stupefacenti.
L’agro Nocerino-Sarnese rappresenta la zona della provincia di Salerno in cui la criminalità organizzata ha
inciso in maniera significativa, permeando anche le attività economiche e commerciali. Sono originari di quest’area importanti clan campani (LORETO, GALASSO, NOCERA, DE VIVO, VISCIANO), alcuni dei quali ormai
scompaginati, a seguito del decesso dei capi storici e della decisione di numerosi affiliati di collaborare con la
giustizia.
I nuovi assetti vedono operativi gruppi minori che subiscono l’influenza di consorterie meglio articolate o di sodalizi operanti nelle limitrofe province di Napoli e Avellino (a titolo meramente esemplificativo si citano i clan
FONTANELLA di Sant’Antonio Abate, CESARANO di Pompei, AQUINO-ANNUNZIATA di Boscoreale, GRAZIANO di Quindici).
A Nocera Inferiore si conferma l’operatività del clan MARINIELLO, anche se recentemente si assiste alla costituzione di nuovi gruppi con capi e promotori (tra i quali, anche alcuni fiduciari del capo del disciolto clan CUTOLO) che sembrano preferire una strategia più defilata, dedicandosi alla gestione di attività commerciali (bar e sale da gioco, in particolare) in cui reinvestire i profitti illeciti, lasciando la gestione dei reati sul territorio alle
nuove leve emergenti, che non di rado arrivano a regolare le contese con eclatanti gesti intimidatori.
Numerose attività investigative hanno riguardato lo spaccio di stupefacenti. Nel mese di novembre, ad esempio, i Carabinieri hanno arrestato 13 soggetti, ritenuti responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti – crack, cocaina, eroina, hashish e marijuana – approvvigionate nell’hinterland napoletano e smerciate nei comuni di Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Nocera Superiore e Salerno. Contestualmente, è stato disposto il sequestro di due appartamenti, di proprietà di uno degli indagati, utilizzati come base operativa dell’attività delittuosa. Anche le truffe interessano l’area in esame, come attestato da un’indagine dei Carabinieri (operazione “Abagnale”) che, il 21 settembre 2018, ha scompaginato un’associazione per delinquere finalizzata alle truffe, aggravata dal metodo mafioso.
Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività dello storico clan NOCERA Tempesta e dato spazio al tentativo di giovani pregiudicati di imporsi nel controllo delle attività illecite, con il
sostegno delle consorterie operanti nei limitrofi comuni dell’entroterra vesuviano. Con il ritorno in libertà di
esponenti apicali di quella storica organizzazione sembra peraltro essersi stabilita un’intesa con gli elementi più
attivi di gruppi emergenti.
A Pagani è operativo il clan FEZZA-PETROSINO D’AURIA che, pur pesantemente minato nella sua operatività da diverse operazioni di polizia giudiziaria, avrebbe nel tempo avviato diverse attività economiche, non rinunciando al traffico di droga. Ad ottobre, infatti, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare nei
confronti dei componenti di un’associazione, ritenuti responsabili di traffico e spaccio di stupefacenti, con base
operativa a Pagani, capeggiati da un soggetto contiguo appunto al sodalizio FEZZA-PETROSINO D’AURIA.
Nell’area paganese si è, infine, registrata, da qualche anno, una ripresa delle attività delittuose ad opera di affiliati in libertà del clan CONTALDO.
A Sarno è operativo il clan SERINO, i cui affiliati sono dediti alle estorsioni, all’usura, al traffico di stupefacenti, i cui proventi vengono reinvestiti in attività commerciali, tra cui le sale scommesse. Il clan è risultato altresì
attivo nell’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, nel recupero crediti e nell’abigeato. Sul piano del contrasto, nel mese di ottobre, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a carico dei membri di
un’associazione dedita al traffico e allo spaccio di stupefacenti, alle estorsioni e al riciclaggio. L’organizzazione
faceva capo ad un pregiudicato, figlio di un componente del gruppo SERINO.
Nello stesso comune di Sarno si conferma la presenza di affiliati al clan GRAZIANO, legati operativamente ad una frangia dei CASALESI, attiva nel territorio di Rimini. I componenti del gruppo GRAZIANO sono dediti, principalmente, alle estorsioni e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate (senza contrasti con il gruppo SERINO) ed esplicano la loro influenza anche sui limitrofi comuni di Siano e Bracigliano.
A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio, la disarticolazione del gruppo ADINOLFI ha lasciato spazio ad altre consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, ovvero a nuove leve che, pur non contigue a contesti di camorra, operano comunque in modo organizzato.
A Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara, dove un tempo era egemone il gruppo SORRENTINO, si conferma una situazione criminale dagli equilibri mutevoli. In assenza di una locale consorteria camorristica di riferimento, si sono affermati soggetti, già legati al citato sodalizio, cui si affiancano elementi riconducibili alle organizzazioni camorristiche di Pagani e di Nocera Inferiore, tutti dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti.
Il comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra la province di Salerno e Napoli, rappresenta un importante crocevia per la stipula di alleanze strategiche tra gruppi operanti a livello interprovinciale, in particolare nel traffico di stupefacenti. L’area, inoltre, negli ultimi anni, è stata teatro di omicidi di chiara matrice camorristica, alcuni dei quali riconducibili al locale clan MATRONE, storicamente alleato al clan stabiese dei CESARANO. Al riguardo, il 15 luglio 2018, i Carabinieri 589 hanno tratto in arresto due pregiudicati, uno dei quali legato al gruppo MATRONE, ritenuti responsabili di un omicidio, consumato nel 2015, di cui è stato vittima un altro pregiudicato, “colpevole” di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga. Per quel delitto, il 18 gennaio 2019, i Carabinieri hanno tratto in arresto altri correi, affiliati al clan ANNUNZIATA-AQUINO di Boscoreale (NA), collegato ai MATRONE. Nel comune di Scafati è operativo anche il sodalizio LORETO-RIDOSSO, oggetto dell’operazione “Sarastra”, del 2016, condotta dalla DIA di Salerno, che ha consentito di accertare cointeressenze tra il citato sodalizio e l’amministrazione comunale pro tempore (dal 2011 al 2016) di Scafati. Al termine di
un complesso iter giudiziario, il 23 luglio 2018, il Tribunale di Salerno ha condannato i vertici del sodalizio per
il reato di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e minaccia, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il comune di Eboli, situato nella Piana del Sele, si trova in un’area interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi, in particolare dell’indotto caseario, derivante dall’allevamento delle bufale, possibile oggetto di attenzione da parte della criminalità. Gli assetti criminali dell’area appaiono ancora in evoluzione, data l’assenza di una figura di riferimento. Risultano operativi esponenti di spicco del clan MAIALE (in passato egemone), e della famiglia PROCIDA, ritenuti, in prospettiva, in grado di riprendere il controllo del territorio mediante investimenti, acquisizione di attività commerciali, estorsioni, rapine, traffico di stupefacenti e usura.
La rinnovata operatività del gruppo MAIALE è stata confermata, nel semestre, con un’ordinanza eseguita nel mese di Settembre nei confronti del fratello del capo del clan MAIALE, di un altro pregiudicato molto legato alla famiglia e di due donne, tutti indagati per minaccia e furto, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il territorio resta comunque interessato dall’operatività di piccoli gruppi, spesso composti da soggetti già noti nell’ambito micro-delinquenziale locale, dediti prevalentemente allo spaccio di stupefacenti (cocaina e hashish), a reati di tipo predatorio (rapine e furti) e a estorsioni di basso profilo, condotte con la tecnica del c.d. “cavallo di ritorno”.
Non si può escludere l’interesse di clan operanti nei comuni limitrofi – primo tra tutti il sodalizio PECORARORENNA di Battipaglia – ad espandere la propria azione criminale anche su Eboli. Il citato sodalizio, nonostante
la detenzione dei capi, sembra vivere, attraverso delle nuove leve, un momento di particolare fervore operativo.
Recenti investigazioni hanno, infatti, documentato significativi segnali di vitalità del clan, legati alla commissione di estorsioni, allo spaccio di stupefacenti e al riciclaggio di denaro.
A Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Pugliano è attivo il clan DE FEO, diretto dai suoi due capi
storici, già legato alla Nuova Camorra Organizzata e, pertanto, in contrapposizione al sodalizio PECORARORENNA, espressione, nel passato, della Nuova Famiglia. Indicative della piena operatività del clan sono alcune indagini avviate per episodi di estorsione aggravata, riconducibili al gruppo, in una della quali è risultato coinvolto lo stesso reggente. Infine, in tutta l’area resta alta l’attenzione delle Forze di polizia verso lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti, come attestano diverse operazioni che hanno condotto alla denuncia di alcuni imprenditori.
Per quanto riguarda i comuni dell’alto Cilento, ad Agropoli si registra la presenza della famiglia MAROTTA, di origine nomade, dedita a reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali: nel
mese di novembre, a conclusione di un’operazione condotta dai Carabinieri, sono stati arrestati alcuni esponenti della citata famiglia. Le indagini hanno consentito di documentare la commissione di furti, l’utilizzo fraudolento di carte di credito e il conseguente riciclaggio dei proventi. Inoltre, sono state accertate minacce poste in essere dai componenti del sodalizio nei confronti di Amministratori del comune di Agropoli, del responsabile di una società operante nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani e di alcuni appartenenti alle Forze di polizia.
Nel medesimo territorio sono presenti elementi del clan FABBROCINO di Castellammare di Stabia (NA). Nell’area del comune di Capaccio-Paestum si segnala il ritorno di storici personaggi già inseriti, con ruoli di rilievo, nel gruppo MARANDINO, fortemente legato, in passato, al cartello della Nuova Camorra Organizzata. Nel mesedi marzo 2018, la DIA di Salerno ha eseguito una confisca di beni, per un valore di circa 3 milioni di euro601, a carico di un imprenditore, operante nel settore delle pompe funebri, ritenuto organico al gruppo MARANDINO.
Nel territorio in esame si è rilevata anche un’intensa attività delinquenziale, connessa al traffico e allo spaccio di stupefacenti, posta in essere da gruppi non direttamente riconducibili al clan MARANDINO, alcuni dei quali promossi e organizzati da ex affiliati alla Nuova Camorra Organizzata, che potrebbero avere interesse a stringere rapporti con sodalizi operanti nella provincia di Napoli, a loro volta interessati a riciclare e reimpiegare capitali illeciti nei settori produttivi della zona (turistico, alberghiero, zootecnico, agricolo).
Nel Medio e Basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico-ricettiva, localizzata soprattutto nella fascia costiera, espone l’area a possibili investimenti di capitali illeciti. Il comprensorio risulta, altresì, oggetto di attenzione da parte di pregiudicati napoletani, in relazione al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, soprattutto durante il periodo estivo. In tale ambito si registra l’operatività, per quanto non strutturata, di piccoli gruppi criminali autoctoni, dediti anche questi allo spaccio. Allo stato, non si registrano eventi che possano indicare una presenza di organizzazioni camorristiche nella Valle del Calore.
L’unico fenomeno delinquenziale rilevante è lo spaccio di stupefacenti, approvvigionati nei vicini comuni di Sala
Consilina e Atena Lucana.
Nel Vallo di Diano, posto a cerniera tra l’alta Calabria e la Campania, sono stati documentati contatti tra esponenti della malavita locale e delle cosche calabresi dell’alto Ionio e Tirreno cosentino. Sul territorio sono operativi due gruppi criminali, facenti capo alle famiglie, originarie di Sala Consilina, GALLO e BALSAMO. I due gruppi, prima uniti in un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, operano separatamente e senza contrasti.
La zona si presta ad essere sfruttata per l’illecita coltivazione e produzione di cannabis, attirando in particolare l’interesse di soggetti dell’hinterland vesuviano. Le investigazioni svolte nel tempo hanno anche evidenziato che l’area è stata oggetto di investimenti immobiliari ed imprenditoriali da parte della criminalità organizzata napoletana. Non mancano episodi intimidatori ed estorsivi, in danno di commercianti locali. Peraltro, pur non rilevandosi ingerenze e tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in seno alle locali pubbliche amministrazioni, si segnala un’attività di indagine della Procura di Lagonegro (PZ), che ha portato alla denuncia, il 18 luglio 2018, da parte dei Carabinieri, di due impiegati del comune di Padula e di un imprenditore, responsabili di una truffa ai danni dello Stato, legata alla gara d’appalto bandita per la ristrutturazione di taluni locali della Certosa di San Lorenzo e dell’ex Convento di Sant’Agostino.

Autore dell'articolo: Redazione