DE LUCA: “NON MI SCUSO CON LA SIGNORA DEI CINQUE STELLE”

Niente scuse a Valeria Ciarambino, capogruppo M5S nel Consiglio regionale della Campania, da parte del governatore Vincenzo De Luca, che venerdì scorso, alla fine della seduta delle assise, aveva definito ‘chiattona’ l’esponente grillina e ora chiamata la ‘signora dei Cinque Stelle’ con l’aggiunta “i grillini vadano al diavolo”. Benzina sul fuoco di altre polemiche. Il presidente della Giunta Regionale ha ricostruito quanto accaduto venerdì scorso senza fare il nome della Ciarambino. “Dopo sei mesi di calvario e il proscioglimento dall’accusa di concorso esterno in camorra – ha spiegato De Luca – il consigliere Stefano Graziano venerdì è venuto in Consiglio per rivendicare la propria dignità e per dire a quelli che avevano calpestato la dignità sua, dei suoi figli e della sua famiglia, che forse avrebbero dovuto dire qualcosa”. Il riferimento è ai Cinque Stelle, che quando appresero dell’indagine su Graziano, ha ricordato De Luca, “uscirono dall’aula del Consiglio gridando ‘noi non stiamo con i camorristi'”. “Bene – ha proseguito il governatore – venerdì quella signora dei Cinque Stelle, con arroganza vergognosa, ha impedito a Graziano di parlare, lo ha interrotto ogni due minuti; altro che solidarietà alla signora dei Cinque Stelle, l’unica donna che meritava solidarietà era la moglie di Stefano Graziano per quello che ha patito in questi mesi. Siamo un Paese strano, nelle quali le scemenze e le imbecillità strappano le prime pagine dei giornali, e nel quale ci sono alcuni politicanti che si possono permettere di fare il vaffa day, di mandare a quel paese tutti quanti, poi però se uno si rompe le scatole e dice basta ci si scandalizza. Parte così la solidarietà, gli appelli e i contro-appelli, l’appello ad Amnesty International, alle Nazioni Unite; ma andate al diavolo, basta, personalmente non ho più voglia di sopportare nè volgarità, né arroganza né intimidazioni; io do rispetto a tutti ma pretendo rispetto, e pretendo che quando si sta in un’aula consiliare si rispetti chi presiede e non si facciano sceneggiate, e soprattutto non si calpesti la dignità di un altro essere umano. Le sentenze le fanno i giudici, aspettiamo il terzo grado, ma fin quando non arriva ricordiamo che dietro una persona c’è una famiglia, ci sono i figli, gli affetti familiari che vanno rispettati, altro che Cinque Stelle”.

Autore dell'articolo: Marcello Festa