IERVOLINO PUNTA SU INZAGHI –

Incontri, videocall, cene di lavoro. La giornata milanese della dirigenza granata è stata intensa ed è ruotata tutta intorno alla precisa volontà del presidente Danilo Iervolino di provocare una scossa mentale dopo la sconfitta di Monza. La brutta prova della squadra, la contestazione dei tifosi, le mai chiarite incomprensioni estive: tutto ciò ha fatto propendere il presidente per valutare concretamente l’esonero di Paulo Sousa. Cinque sconfitte in otto gare, tre punti conquistati, quattro gol segnati e diciassette incassati, ma anche un distacco di due lunghezze dalla zona salvezza: i numeri del trainer portoghese in questa parte iniziale della stagione non sono certo entusiasmanti, ma risentono anche della linea dettata sul mercato dalla proprietà. L’arrivo dei nuovi acquisti dopo Ferragosto, accolti senza grande entusiasmo da Sousa, la scelta di puntare per la maggior parte su giovani da proporre all’attenzione della Serie A con lo scopo di ricavarne eventuali plusvalenze future, senza consegnare all’allenatore giocatori pronti e più esperti dopo un ritiro affrontato con tanti elementi che non rientravano nei piani e senza nessun volto nuovo: l’estate della Salernitana è stata di attese e di cambi di programma in corso d’opera, con giocatori inseguiti e poi mollati, altri non voluti perché le condizioni non erano quelle gradite. La Salernitana doveva operare per lo più in prestito con diritto di riscatto. Ecco perché Soulé è finito al Frosinone che ha ottenuto anche Cheddira dal Napoli. Il centravanti esploso nel Bari voleva la garanzia di essere titolare, la stessa che la Juventus chiedeva per i suoi giovani, quella che volevano anche altri calciatori italiani, passati poi ad altre società. E’ assolutamente legittimo che un club come la Salernitana voglia portare avanti una sua linea d’azione sul mercato, ma è chiaro che questa stessa linea possa portare ad andare incontro a delle difficoltà, specie se poi il budget di cui si dispone non è illimitato. I riscatti di Pirola e Dia hanno fatto cumulo e la proprietà aveva la legittima aspirazione di passare all’incasso con qualche cessione eccellente che non c’è stata perché il mercato ha dinamiche particolari. E, del resto, non si può nemmeno pensare che in ogni sessione di trattative si realizzino grosse plusvalenze con giocatori da poco acquistati. Ederson resta un’anomalia, una bella eccezione, non certo la regola. Ci vuole costanza nel portare avanti programmi ed investimenti per poi raccogliere frutti ancor più gustosi e maturi sotto forma di ricche plusvalenze. Il modello Atalanta va seguito, ma bisogna analizzarlo in tutte le sue sfaccettature. A Bergamo si fa calcio in un certo modo da molti lustri, si è costruito nel tempo un magnifico vivaio e da lì si è partiti per poter fare investimenti importanti per la prima squadra e lo stadio. E quegli investimenti hanno a loro volta generato plusvalenze stratosferiche. Se quello dell’Atalanta è l’esempio a cui si guarda, il fattore tempo non può essere trascurato. Tempo non ne ha avuto o, forse, visto da un’altra prospettiva, ne ha avuto abbastanza Paulo Sousa. Difeso dal diesse De Sanctis, il portoghese non godeva più da tempo della piena fiducia del presidente Iervolino che non aveva apprezzato né la cena con De Laurentiis né le esternazioni in tema di mercato di questa estate. E i risultati poi non sono stati dalla parte dell’allenatore che avrebbe voluto gestire in modo diverso anche il caso Dia, scoppiato a fine mercato. E’ un dato di fatto che dalla partita di Lecce in poi la Salernitana è apparsa un’altra squadra. Un punto in sei partite: il mero dato numerico dirà pur qualcosa. E nel frattempo la società ha visto disperdersi in parte il patrimonio di entusiasmo che aveva accumulato nei primi tempi: la campagna abbonamenti a prezzi non proprio di favore ha portato il club ad essere solo sedicesimo nella speciale classifica. In giornata si attendono gli esiti delle valutazioni iniziate dopo il tracollo di Monza. Pippo Inzaghi, cinquantenne trainer con grandi trascorsi da bomber e con una voglia matta di tornare in panchina dopo l’esperienza di Reggio Calabria, è il prescelto. Se in B il suo curriculum annovera anche la promozione col Benevento, finora in massima serie Inzaghi non ha avuto molta fortuna. Milan, Bologna ed appunto Benevento le precedenti tappe della sua carriera da allenatore in Serie A. In nessuna occasione ha ottenuto i risultati sperati. Carisma ed esperienza non gli mancano, ma il palcoscenico della massima serie e l’impresa che lo attende a Salerno richiedono un salto di qualità ulteriore da parte del tecnico che ha sempre avuto buoni numeri sul piano difensivo, peccando paradossalmente con le sue squadre sul piano offensivo. Mettere ordine nello spogliatoio e trovare il giusto equilibrio in campo saranno i primi obiettivi di Inzaghi che a giugno 2024 convolerà a nozze con la sua compagna e spera di poter arrivare al matrimonio dopo aver conseguito la salvezza con la Salernitana.

Autore dell'articolo: Redazione