LA REGOLA DEL FUORI STAGIONE GRANATA

Sarà perchè le stagioni di una volta non esistono più, ma il calendario secondo cui dovrebbe muoversi ed operare una società di calcio pare aver subito delle modifiche. Almeno a giudicare da come si comporta la Salernitana. In questa stagione sono diverse le anomalie che si sono registrate da luglio in avanti. Assodato che la scelta e la comunicazione dei quadri tecnici e dirigenziali è sempre soggetta a tempi di maturazione piuttosto lunghi, per questa stagione, però, la proprietà si era portata molto avanti visto che, già ad aprile, aveva annunciato che per la stagione del post centenario la Salernitana avrebbe mirato alla promozione diretta. Il comunicato dei mesi scorsi, firmato da Claudio Lotito e Marco Mezzaroma, rispettivamente padre e zio di Enrico Lotito, che risulta socio unico della Omnia Service, la società che detiene la metà delle azioni della Salernitana, parlava chiaro del resto: dopo una stagione indecorosa, risoltasi a Venezia con i tiri dal dischetto, l’ambiente aveva voglia di tornare a sognare, ma, soprattutto, di normalità. E, quindi, la scelta di Ventura, gli acquisti effettuati in buon numero già prima dell’inizio del ritiro, come la decisione di non far partire per lo stesso quei calciatori fuori dal progetto, erano tutti segnali che lasciavano sperare e pensare che quanto meno si sarebbe andati incontro ad una stagione normale, regolare. Poi, però, lo scenario è cambiato. A metà settembre, c’è stata la conversione di Emanuele Calaiò, primo gol in granata, contro l’Ascoli, che è passato dal campo alla scrivania e che ora segue il lavoro delle giovanili granata ed ha il compito di scovare anche nuovi talenti. Non un’operazione normale, perchè, a metà settembre, Ventura si è trovato con un posto over libero in lista senza la possibilità di colmare la lacuna. Poche settimane dopo, ecco l’annuncio social di Valerio Mantovani, che dalla Finlandia faceva sapere di essersi sottoposto ad un’operazione che lo terrà fuori dai giochi almeno fino a marzo del 2020. Per un calciatore che aveva saltato il ritiro in quanto infortunato fin dalla fine della scorsa stagione è apparso quanto meno strano che si sia atteso l’autunno per risolvere il problema misterioso chirurgicamente, privando Ventura di un elemento importante, per di più un under, e sostituendolo, oltre che col cipriota Karo, con l’esperto Heurtaux che, a sua volta, non ha mai giocato. Il francese ha già dovuto fare i conti con due infortuni da quando è a Salerno ed è in netto ritardo di condizione, visto che non gioca da mesi, più o meno come Cerci con cui ha condiviso la negativa esperienza turca. Ed al fine di far sì che i due possano riprendere confidenza con il campo e con il ritmo partita, Ventura ha spinto per far organizzare una partitella tra squadre delle giovanili a cui hanno preso parte sia il difensore sia l’attaccante che, parole del tecnico, solo da poco ha cominciato ad incamerare al punto da essere rimasti fuori dai convocati nelle ultime occasioni, derby del Menti compreso. Insomma, tutto fuori stagione: e se per un calciatore infortunato, in fondo, ci può anche stare un iter non del tutto lineare per il suo recupero, ci si domanda perchè un calciatore sano e reduce da un ritiro precampionato, come appunto Calaiò, abbia detto stop con il calcio giocato a settembre inoltrato e non a giugno e perchè due calciatori giunti in granata dopo una lunga inattività abbiano cominciato solo da poco a disputare partitelle atte a riportarli nelle condizioni quanto meno sufficienti per affrontare gare ufficiali? Misteri, paradossi che dovrebbero far notizia, ma che a Salerno ormai passano sotto silenzio tale è l’abitudine ad assistere a cose del genere più o meno tutti gli anni. La proprietà e la dirigenza attuale continuano ad imporre un copione in cui al massimo cambiano gli interpreti di contorno, ma che conta sugli stessi registi ed attori protagonisti da tempo. Ci può essere sempre e solo sfortuna alla base dei flop di mercato delle ultime cinque stagioni e non solo? E’ mai possibile che a Salerno anche l’esito di un esame strumentale, come nel caso di Dziczek, debba diventare materia pruriginosa al punto che, da settimane, sul conto del polacco di proprietà della Lazio la Salernitana non ha più dato notizie, pur avendo fatto sapere, ai primi di novembre, che avrebbe dovuto sottoporsi ad ulteriori accertamenti? Ed è mai possibile che qualunque allenatore sia stato ingaggiato negli ultimi anni si sia progressivamente spento, afflosciato, prima magari di andare in tilt, nonostante le belle premesse della vigilia ed anche, in alcuni casi, le buone partenze della squadra in campionato? Domande fuori stagione, forse, proprio come le cose che accadono nella Salernitana da troppo tempo a questa parte.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto