MORTE DEBORA, LE ACCUSE DEI GENITORI. “ASPETTIAMO GIUSTIZIA DA 4 ANNI”

“Il tribunale è senza giudici. Nostra figlia è senza giustizia”. A parlare sono Anna e Alfonso Feo, i genitori di Debora, la piccola morta il 26 marzo del 2012  poco ore dopo la sua nascita presso l’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Il processo a carico dei medici, che si sta celebrando presso il tribunale di Vallo della Lucania,  di fatto non è mai iniziato. L’udienza in programma due giorni fa è stata rinviata a gennaio. Attraverso gli avvocato Ciro Del Grosso ed Elena Conte i due genitori vogliono denunciare all’opinione pubblica l’incresciosa situazione giudiziaria che si vedono costretti a sopportare, dopo la terribile vicenda personale ed umana che ha portato alla perdita della propria amata figlia. Presso il tribunale di Vallo c’è una grave carenza di personale, una situazione  che sta costringendo ad un lungo calvario giudiziario. La fase dibattimentale del processo che vede imputata una ginecologa, originariamente era stata affidata al giudice Donatella Bove, ma la prima udienza del 9 febbraio scorso, in ragione del trasferimento ad altro incarico del magistrato togato, è stata  rinviata dal giudice Alberto Imperiale al 7 dicembre, per la riassegnazione ad altro magistrato togato. Purtroppo la famiglia Feo, già segnata dal tortuoso percorso giudiziario finora affrontato, si è vista costretta a subire un ulteriore rinvio del processo, a causa dell’impossibilità di assegnazione ad altro magistrato togato, ragione per cui è stato disposto un ulteriore rinvio al 23 gennaio, allorquando si spera il fascicolo dovrebbe essere affidato definitivamente al giuduce  Maria Lamberti. Un calvario giudiziario per la famiglia Feo. I genitori della piccola Debora che fino oggi hanno inteso mantenere un profilo di assoluto riserbo, ora rompono il silenzio per denunciare “la kafkiana situazione giudiziaria in cui sono incorsi, generata dalle discutibili scelte effettuate in materia di politica giudiziaria, che costringono una comunità numerosa e territorialmente molto estesa quale quella cilentana, a doversi rivolgere per le legittime istanze di giustizia ad un tribunale con un organico assolutamente carente e non sufficiente ai reali bisogni”. Vi è di più. L’avvocato Del Grosso spiega che da oltre un anno hanno presentato opposizione all’archiviazione della pozione di altri operatori sanitari inizialmente indagati, ma  “non abbiamo ricevuto alcuna notizia in merito, nessuna udienza é stata fissata”. La famiglia Feo, a quattro anni dalla scomparsa della propria piccola Debora, intende ottenere dalla giustizia risposte concrete circa le cause della morte della propria figlioletta, affinché il lacerante dolore provato venga quantomeno minimamente attutito dalla legittima aspirazione di conoscere la verità.

Autore dell'articolo: Marcello Festa