Questa mattina Barcellona non è la stessa. Un silenzio quasi ovattato regna sulla città, di solito brulicante di vita, di rumori, di odori ad ogni ora del giorno e della notte. Il salernitano Gianluca Marino, che ieri all’Ansa ha raccontato quello che stava vivendo e vedendo dal primo piano del Lloret, l’albergo dove si trovava, a poca distanza dal luogo dell’attentato, oggi, raggiunto nuovamente al telefono, ripercorre quei momenti di grande concitazione. “Barcellona – spiega – non era la mia meta di vacanza. Ci siamo fermati qui solo un giorno, ovvero ieri, di ritorno da Blanes dove ho trascorso le ferie insieme alla mia compagna e al nostro bambino di appena due anni. Abbiamo fatto tappa a Barcellona solo ieri, prima di ripartire questa mattina per l’Italia”. “Siamo arrivati qui – dice raggiunto all’aeroporto – molto presto stamane e, dunque, non sto assistendo a particolari situazioni di persone che hanno deciso di anticipare la vacanza. Non mi sembra, almeno per ora, che ci siano più viaggiatori del solito. Ma la città, questa mattina all’alba, aveva un aspetto surreale. Così com’era surreale quello che ho visto nel tardo pomeriggio di ieri”. Marino, prima dell’attentato, aveva notato qualcuno gettare in un tombino una busta nera e, dopo che il furgone si è scagliato sulla Rambla, ha avvisato i carabinieri segnalando l’accaduto. “A distanza di qualche ora dall’attentato – racconta – la polizia spagnola e gli uomini delle forze speciali sono passati in perlustrazione su ogni piano dell’albergo, dopo ad aver fatto sgomberare tutti i negozi limitrofi. Poi alcuni agenti sono venuti a parlare con me per farsi spiegare nel dettaglio quello che avevo visto. Con loro sono uscito sulla rambla per cercare il tombino in questione. Ne abbiamo perlustrato alcuni, mentre intorno a noi vedevo corpi coperti dai teloni, poliziotti con i mitra, vetri e detriti ovunque provocati dalla furia di quel furgone che alcune ore prima aveva provocato morte e devastazione. Non abbiamo trovato nulla nei tombini. Mi hanno spiegato alcune persone che qui capita non di rado che venditori ambulanti mettano la merce nei tombini per poi andare a riprenderla in un secondo momento”. Intanto, Gianluca si appresta a ritornare a casa “dopo tanto spavento e una notte passata senza chiudere occhio. Mio figlio – aggiunge ancora – per fortuna non si è reso conto di nulla. E’ troppo piccolo per capire la fortuna che abbiamo avuto. Io e la mia compagna, per qualche ora, ci siamo nascosti in stanza, allontanandoci dalle finestre. Poi, quando la calma è tornata, lei è anche riuscita un po’ a riposare. Nonostante quello che è accaduto, però, non ho paura di viaggiare e scoprire posti nuovi. Certo – dice – starei più attento se dovessi portare di nuovo il mio bambino con noi ed eviterei, dunque, luoghi sensibili o eccessivamente affollati, ma se dovessi viaggiare da solo non mi farei sconfiggere dalla paura. La paura non ci deve fermare”
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