Gli impegni in Federcalcio di Lotito, quelli in Lega B di Mezzaroma, oltre ai tanti appuntamenti di lavoro per i rispettivi ambiti dei due patron stanno facendo sì che il copione non cambi di una virgola. Ogni anno, infatti, la ripartenza in vista della nuova stagione avviene sempre in più tempi e momenti, verrebbe quasi da dire a spizzichi e bocconi. Solo che la Salernitana non è un argomento da affrontare e liquidare nel tempo che si impiega per un tramezzino ed un caffè presi al bar al volo. Lo sanno, e nessuno lo mette in dubbio, anche i patron. Eppure, dal nove giugno scorso, giorno della salvezza conquistata a Venezia a cui seguirono parole di fuoco di Lotito, nulla è ancora avvenuto, almeno in via ufficiale. Avranno pure tanti impegni, ma quanto tempo occorre a Lotito e Mezzaroma, ci si domanda, per riavvolgere il nastro del campionato e per tirare una riga? Al di là del rigore di Di Tacchio, il cammino dei granata da febbraio in poi aveva fornito più di qualche elemento per potersi fare una opinione. Vista dall’esterno, magari in maniera un po’ semplicistica, la cosa non appare così complessa: la Salernitana ha perso la metà delle partite giocate nella scorsa stagione, ha chiuso in affanno ed ha rischiato di retrocedere sul campo, cambiando tre allenatori ed accumulando calciatori come figurine senza mai trovare una quadra convincente e definitiva. Che poi questa stagione sia stata quasi la fotocopia delle tre precedenti è un fatto che aggrava la posizione di chi ha operato in questo quadriennio cadetto e che boccia anche e soprattutto i patron, costretti anche a spendere più di quanto necessario o messo in preventivo per riparare ad errori e mancanze, dovuti ad una programmazione sbagliata se non inesistente. Ed allora, la domanda resta sempre la stessa: se Lotito e Mezzaroma hanno affermato che ci sarebbero state novità, ci sarebbero stati cambiamenti, che i colpevoli sarebbero stati rimossi, può mai essere che tutto questo si risolva nella storiella della montagna che partorì il topolino e che, dunque, l’unico cambiamento riguardi l’allenatore? La società ha tutto il diritto di scegliere di continuare con Menichini come di non confermarlo, ma al di là di chi siederà da luglio sulla panchina granata la preoccupazione è che sarà comunque difficile programmare in pochi giorni visto che il ritiro di San Gregorio Magno scatterà il 15 del prossimo mese e che il mercato resta ancora in fase embrionale. Menichini ha portato a casa un risultato ed ha conquistato sul campo la conferma, prevista dal contratto in caso di salvezza. Però, Lotito ha preferito guardarsi intorno, sondando Ventura, da mesi nei suoi pensieri, e valutando anche altre ipotesi anche sotto l’impulso del direttore sportivo Fabiani, che prima aveva dato l’addio e poi ha preferito restare sulla scena. Era stato lui, infatti, a dire che avrebbe barattato la salvezza con il suo addio al calcio, ma, poi, a bocce ferme, passata la grande paura che aveva provocato più di qualche fibrillazione e che gli aveva fatto perdere anche l’appoggio dei suoi fedelissimi, il plenipotenziario granata ha fatto finta di niente ed ha fatto sapere di voler costruire una squadra che punti alla serie A come se obiettivi e rose potessero prendere forma in una notte, quella che va dal 30 giugno al primo luglio, data di inizio della nuova stagione. Come se, in pratica, tutto ciò che c’è stato prima non contasse, fosse già dimenticato. Certo è che per puntare in alto ci sarà da fare un bel lavoro in poco tempo. Lotito e Mezzaroma lo sanno, ma, fedeli alla linea di sempre, non hanno avuto fretta finora. Forse, nel fine settimana si troverà il tempo per sciogliere il nodo allenatore. Che la lunga attesa sia quanto meno proficua!
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