La prima vittoria dopo il lockdown ha permesso alla Salernitana di riprendersi la settima posizione in classifica e di rilanciarsi nella volata per i playoff. Tornata al successo interno contro la Juve Stabia, ora la squadra granata è attesa da sei gare decisive. Sei esami per dare un voto alla stagione della Salernitana, che ha dato l’impressione di navigare sempre a vista, senza avere le idee precise e nemmeno ambizioni ben fissate. Del resto, Gian Piero Ventura ha sempre ribadito come a lui la società non abbia mai chiesto di centrare traguardi sportivi, bensì di riportare la gente allo stadio e di valorizzare il parco calciatori, composto per buona parte da prestiti, molti dei quali targati Lazio. Deve, però, fare fede quanto dichiarato e sottoscritto ormai più di un anno fa dai patron che promisero solennemente la promozione in massima serie. La Salernitana finora è rimasta prigioniera di un paradosso: Ventura s’è sempre mostrato molto ambizioso e determinato, asserendo di voler provare a dare l’assalto alla promozione, sebbene non gli sia mai stato chiesto un traguardo del genere; la proprietà, dal canto suo, ha vergato di suo pugno una dichiarazione d’intenti ben precisa, inequivocabile, che nei fatti non ha sempre trovato riscontro; a metà tra i pensieri e le parole del tecnico e le dichiarazioni e le opere della proprietà ha trovato una collocazione ideale il direttore sportivo granata che, non più tardi di una settimana fa, intervistato nell’intervallo della gara con la Cremonese, affermava che la Salernitana doveva centrare l’obiettivo prefissato, senza specificare quale. Senza una precisa linea di indirizzo, la squadra in diversi momenti della stagione ha sbandato ed anche l’approccio avuto in questo periodo di ripartenza non è stato mai deciso, risoluto. Contro la Juve Stabia, restando in tema di paradossi, l’espulsione di Aya sembra aver fatto scattare una molla, come se la Salernitana, intesa come gruppo calciatori, fosse stata risvegliata dal torpore in cui i troppi mesi senza partite l’avevano relegata e sono emerse le qualità di alcuni singoli, ma soprattutto la compattezza e lo spirito di sacrificio che devono contraddistinguere una squadra. E chissà che la vittoria in dieci uomini contro le vespe non possa dare ai granata la spinta psicologica di cui avevano bisogno per chiudere in crescendo la stagione. Lo si capirà già ad Ascoli, in una partita difficile sia per l’emergenza formazione sia per le motivazioni dell’avversario. Raggiunta la salvezza, ora la Salernitana ha sei partite per dimostrare di non essere appagata e di voler diventare grande.
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