Era domenica anche quella volta nel gennaio 2002, quando la Salernitana di Zeman si sarebbe dovuta inchinare al Napoli di De Canio nel derby campano della cadetteria. Non ci fu una bella accoglienza per il bus granata allora, non c’è stata nemmeno ieri. Almeno, però, la comitiva guidata da Paulo Sousa s’è svegliata in città ed ha potuto ricevere l’abbraccio forte della sua gente, ritrovatasi all’esterno del Novotel per cantare il proprio amore e la propria appartenenza. Orgogliosa ed umile, composta e rispettosa, Salerno si è adeguata ai voleri di chi aveva deciso di festeggiare ieri ed ha risposto senza esagerazioni ed esasperazioni. Ha tifato a casa sua, incitando la squadra alla partenza e dandole appuntamento per il ritorno. “Ci vediamo stasera”, era il passaparola con cui i tanti tifosi presenti ieri mattina davanti all’albergo sede del ritiro prepartita della Salernitana si erano lasciati. Un auspicio, una speranza, per qualcuno anche una convinzione, maturata in base a fatti concreti. La Salernitana era reduce da otto risultati utili di fila, il Napoli aveva pareggiato in casa col Verona senza segnare e, dunque, perché non pensare che, in fondo ad una settimana folle e senza regole, non si sarebbe potuto centrare un risultato positivo? Del resto, prestazioni e rendimento dei granata, ma anche il loro modo di stare in campo e di giocare non lasciavano presagire che sarebbero stati vittime sacrificali. Ochoa e Gyomber in difesa, Coulibaly e Kastanos a centrocampo, Dia in avanti hanno trascinato il resto della squadra in cui non sono passate inosservate la personalità di Pirola e Daniliuc, la sagacia di Vilhena e l’impatto forte di Botheim e degli altri subentranti. Non si è dovuto attendere il recupero, come nel 2002, per pervenire al pareggio. Dia ha segnato un gol da cineteca ed Ochoa nel finale ha chiuso la porta dinanzi all’assalto disperato del Napoli che ha lo scudetto in mano e tra qualche giorno potrà cucirselo in petto. Appuntamento solo rimandato, mentre lo ha rispettato in pieno Salerno che, dopo la partita, ha voluto rendere omaggio alla sua squadra trasformando il piazzale dell’Arechi in una sorta di curva sud a cielo aperto. Canti di gioia e fumogeni granata per salutare Dia e tutti gli altri. Dall’Ad Milan a Paulo Sousa al ds De Sanctis fino al presidente Iervolino, che ha seguito a distanza tutta la giornata della sua squadra, tutti sono rimasti colpiti dall’ennesima dimostrazione di passione verso la maglia granata. Ora, però, c’è da pensare alla Fiorentina.
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