SALERNITANA: UNA SCONFITTA CHE FA MALE –

Non sarà il paracadute ad attutire, eventualmente, i danni di una retrocessione né sul piano economico né su quello dell’immagine. La Salernitana non può e non deve rassegnarsi. Non deve e non può il suo presidente che, anzi, proprio adesso dovrebbe rilanciare e dare un segnale forte. Aver preso Sabatini, rimuovendo De Sanctis, senza concedere neanche all’esperto dirigente umbro margini di manovra più ampi sul mercato, è stata finora una mossa buona solo per tenere calma una piazza che era in fermento. Le capacità di Sabatini non sono in discussione, ma senza soldi non si cantano messe. E senza centravanti non si vincono le partite, così come senza difensori adeguati alla categoria non si arresterà mai l’emorragia di gol subiti. La Salernitana mantiene con incredibile ed autolesionistica costanza la media di due reti al passivo a partita dalla scorsa primavera. Un motivo ci sarà e nessuno si è posto la domanda. Ora se la sta ponendo lo scafato Sabatini che ha individuato in Jerome Boateng, che non gioca da otto mesi, la possibile risposta. Per arrivare al difensore tedesco, occorre un’uscita e Lovato è l’indiziato. Riflessione sui terzini. Sono arrivati Pierozzi e Zanoli, due laterali destri che possono poi ricoprire altri ruoli, ma di base sono dei terzini destri presi dopo la cessione di Mazzocchi al Napoli. Nel periodo di vacatio Inzaghi aveva rispolverato Sambia che aveva offerto buone prestazioni. Averlo confinato in panchina ieri è sembrato il frutto di una valutazione non solo tecnica. Probabile che la società voglia liberarsi di un ingaggio che è ritenuto eccessivo. In tutto questo resta la lacuna del vice Bradaric. Inoltre, ieri Inzaghi ha schierato dall’inizio Martegani e Basic, auspicando che i due potessero inserirsi spesso in area e dare una mano a Simy. Auspicio avveratosi subito con la rete di Martegani. Poi, però, la Salernitana non ha avuto la forza di raddoppiare e, una volta concesso il pallino del gioco al Genoa, ha fatto fatica a chiudere gli spazi avendo un assetto molto offensivo. Il gol di Retegui è casuale per la genesi, ossia il contrasto perso da Lovato con Badelj, ma non nella sostanza perché dimostra l’importanza di avere centrocampisti di un certo spessore ed una punta di peso come l’italo- argentino, oggetto poi di un deprecabile lancio dagli spalti di una barretta energetica ma anche di un calcinaccio. E poi l’episodio del rigore che ha spaccato la partita: il fallo di mano di Lovato è sicuramente goffo ed involontario, ma dà l’idea del senso di insicurezza che attanaglia un calciatore sicuramente con un potenziale di un certo livello che, però, non regge in alcuni momenti delle partite la pressione. La traversa di Candreva ha certificato che la stagione granata sia un mix di superficialità e presunzione gestionale ed anche di sfortuna. Il resto purtroppo lo fanno anche gli errori di Inzaghi. Detto della formazione titolare che aveva una sua logica ma che ha avuto anche una sorta di rovescio della medaglia, in corso d’opera il tecnico ha pasticciato lasciando in campo solo un centrale, l’impreciso e nervoso Gyomber, circondato da terzini: Zanoli, Pierozzi e Bradaric. Dopo qualche minuto, la correzione con l’ingresso di Daniliuc per l’acciaccato esterno mancino croato, ma anche l’ingresso di Ikwuemesi per Tchaouna che ha privato la Salernitana di un giocatore in grado di strappare, inserendo un calciatore in evidente involuzione anche sul piano emotivo. Ikwuemesi è stato una sorta di difensore aggiunto per il Genoa che ha portato in porto la vittoria, pur senza avere cambi, senza grossi affanni. La morale della favola è sempre quella: senza investimenti adeguati, la serie A non si può affrontare. Per due estati di fila, De Sanctis ha proposto Dovbyk, acquistato per sette milioni dal Girona che ora guida la Liga anche grazie al suo centravanti, autore di una tripletta contro il Siviglia ieri sera. Purtroppo si pagano tanti errori come l’acquisto di Bonazzoli non voluto dalla direzione sportiva, la scelta di puntare sul prestito di Piatek, come su Botheim e Valencia, come la cessione frettolosa di Ederson, fino ad arrivare all’ingaggio di Stewart, presentato come un’operazione lungimirante e rivolta al futuro. Avrebbe avuto un senso quella Ikwuemesi, ma solo se davanti al nigeriano ci fosse stato un vero centravanti, pronto e capace di incidere in massima serie. Il caso Dia ha fatto danni enormi e non è stato gestito bene da tutte le parti interessate. La domanda è: può un giocatore condizionare fino a tal punto le sorti di una società che, non avendolo ceduto al prezzo sperato, ha deciso di non investire su profili proponibili in massima serie, mettendo a rischio la salvezza stessa? L’augurio è che il senegalese possa ora rappresentare una soluzione dopo aver rappresentato un problema. Che siano i suoi gol il vero paracadute della Salernitana.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto