Ottanta non più ottanta. L’esperienza resta in panchina. Nella Salernitana che si sta affacciando alla nuova stagione qualcosa è cambiato anche sotto l’aspetto anagrafico. Gli anni ’80 sono ormai un ricordo del passato anche per la rosa della squadra granata in cui non c’è più spazio per quei calciatori con tante, troppe primavere sul groppone, ingaggiati a cuor leggero e con contratti lunghi e spesso anche munifici. L’esperienza ed una non più verde carta d’identità, almeno dal punto di vista agonistico, che sono sempre state tra le caratteristiche delle squadre allestite dal diesse Fabiani, lasciano spazio alla gioventù. Certo, non ci sono ancora i nati negli anni 2000 in campo, come accade da altre parti, dove si è lavorato più a fondo e meglio anche per il settore giovanile, ma almeno l’età media si è abbassata grazie all’inserimento nella formazione titolare di calciatori nati dal 1990 in poi. Domenica scorsa, contro il Catanzaro, capitan Di Tacchio era il più vecchio con i suoi 29 anni e la cosa fa quasi sorridere se si pensa che, fino a qualche mese fa, la Salernitana era una squadra infarcita di calciatori ultratrentenni, molti dei quali messi in lista di sbarco o già congedati durante la sessione estiva del mercato. La rivoluzione granata è concettuale: in panchina c’è Ventura, che ha superato i settanta, in campo, però, vanno i giovani. Un allenatore esperto e carismatico, capace di insegnare calcio e di impartire anche qualche consiglio utile, ed un gruppo più giovane e, quindi, almeno in teoria più recettivo, più disposto ad apprendere e ad accettare i suggerimenti ed anche le regole del nuovo allenatore. Il tutto senza filtri, senza cuscinetti, senza quei passaggi intermedi che possono alterare i rapporti. E’ evidente che qualcosa sia cambiato e non è una questione di ambizioni diverse o di un differente modo di operare sul mercato o di relazionarsi con la piazza. Per tutto questo i patron sono ancora in debito in quanto a chiarimenti, non hanno ancora compreso a fondo le potenzialità di una città e di una provincia che non hanno ricevuto il dovuto rispetto e la dovuta attenzione neanche adesso, visto che la campagna abbonamenti è stata deludente in quanto ad iniziative tese alla fidelizzazione. Però, un dato che certifica un cambiamento c’è ed è quello anagrafico, sintomo quasi decisivo per fare una diagnosi e concludere che questa Salernitana è molto diversa dalle precedenti. L’età media, le caratteristiche dei calciatori, le strade battute sul mercato segnano una certa discontinuità col passato e, del resto, la conferma non ancora ufficializzata sui canali web della società di Angelo Fabiani appare finalizzata a chiudere più che aprire un ciclo. Nell’estate del post Centenario la Salernitana ha riscoperto la ricetta del passato perchè spesso nella sua storia ha vinto quando, per scelta o per necessitò, ha puntato sulla gioventù. Ventura è il punto di riferimento di un gruppo che è animato dalla voglia di arrivare e nel quale non ci sono più tanti calciatori a fine corsa che, anche solo per un fatto fisiologico, non avevano più grandi motivazioni. Perchè le parole sono una cosa ed i fatti un’altra e se in campo non si corre, non si fa uno scatto in più anche quando le gambe non vanno, allora il passato anche importante, le vittorie passate non bastano a giustificare gli anni di contratto e le cifre importanti percepite. Ventura non perde occasione per ribadire che bisogna resettare, favorire l’ingresso di aria nuova laddove da troppo tempo non si aprivano le finestre. Parole e concetti espressi da un grande vecchio della panchina e che dovrebbero far riflettere chi non ha mai avuto la voglia e la forza di cambiare strada.
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