L’ULTIMATUM DI CIRO PISANO

Il rovescio della medaglia di una città che digerita anche se a fatica la crisi dell’industria sta lentamente ma inesorabilmente provando a cambiare identità e vocazione, è rappresentata dalla vicenda legata alle fonderie Pisano. In questo caso parliamo di un’azienda che non aveva problemi economici che, anzi, aveva margini di crescita assolutamente importanti e che ha dovuto chiudere i battenti per vicende altre, nello specifico l’inquinamento prodotto dalle emissioni. Incassato il no alla riapertura anche parziale dello stabilimento, le Fonderie si avviano inesorabilmente verso una chiusura definitiva anche se i Pisano mantengono ancora una velata speranza per quello che, di fatto, è l’ultimo appuntamento giuridico della vicenda ovvero il ricorso al riesame, previsto per fine mese. Un amaro destino attende gli operai e, più in generale, l’intero processo industriale anche perchè ad aggravare ancor di più la situazione sta provvedendo l’ostracismo che accompagna il know how delle Pisano i cui tentativi di immaginare nuovi siti dove poter delocalizzare un nuovo impianto ad impatto zero sono stati puntualmente bocciati dal giudizio delle comunità di volta in volta sollecitate. E così Campagna ha alzato le barricate di fronte ad un possibile nuovo insediamento, altrettanto avevano fatto in precedenza i comuni di Giffoni e Buccino. Ci stanno, invece, riflettendo Battipaglia ed Eboli, soluzioni interessanti ma caratterizzate da un iter che sembra troppo lungo. E non è un caso, allora, che Ciro Pisano stia prendendo in seria considerazione l’ipotesi di chiudere definitivamente con il territorio salernitano per emigrare altrove. “Se non sarà possibile più lavorare sul nostro territorio, allora ce ne andremo, perché non abbiamo intenzione di fermare l’attività industriale” ha detto l’imprenditore a margine dell’assemblea pubblica di Confindustria, facendo chiaramente intuire che il vero piano B oggi come oggi è rappresentato da una fuga dalla Campania.

Autore dell'articolo: Marcello Festa