E’ emersa con chiarezza la posizione ed il ruolo di due funzionari della regione Campania, A.B. e V. A., uno agli arresti domiciliari ed un altro indagato, nell’ambito dell’inchiesta che ha chiuso il cerchio, con 11 misure cautelari, attorno alla scoperta di un illecito traffico di rifiuti tra l’Italia e la Tunisia che, nel 2020 ha portato il Nord Africa in 70 container 7891 tonnellate. Un incendio e poi l’arresto di alcuni esponenti tunisini fecero esplodere l’inchiesta che costrinse la regione Campania a lavorare per la restituzione dei rifiuti, attualmente ancora stoccati nell’area militare di Persano. Ma mentre i rifiuti restano fermi, il lavoro della procura di Potenza guidata da Francesco Curcio è andato avanti ed oggi ha portato all’emissione di una serie di misure nei confronti di intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento recupero società di intermediazione oltre ai due già citati funzionari pubblici. I reati ipotizzati sono quelli di traffico illecito di rifiuti, fittizia intermediazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva e frode nelle pubbliche forniture. A carico del funzionario (un altro è indagato) le indagini hanno accertato “omissioni e condotte ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti”. Fondamentale nell’inchiesta anche un reportage di un’emittente televisiva tunisina sull’importazione dei rifiuti che aveva portato prima a un’inchiesta con alcuni arresti, poi al blocco dei rifiuti stessi ed il lavoro in provincia di Salerno del giornalista de Il Mattino, Pasquale Sorrentino. In sostanza, il traffico di rifiuti, che partiva dal porto di Salerno, aveva come esito finale l’incendio dei rifiuti o il loro abbandono o interramento in Africa. Tutto basato su un contratto firmato il 30 settembre 2019, a Polla (Salerno), tra un società campana e un tunisina per il trasporto in Africa di 120 mila tonnellate di rifiuti. Nell’intesa erano coinvolte anche due ditte di intermediazione, una con sede a Soverato (Catanzaro), l’altra in Tunisia. In Italia, le indagini dei Carabinieri hanno scoperto “un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti reso possibile, tra l’altro, dalla concessione di due autorizzazioni” rilasciate da un ufficio di Salerno della Regione Campania (in relazione ai quali sono indagati i due funzionari regionali). L’impianto tunisino che ricevette le quasi ottomila tonnellate di rifiuti fu interessato da un incendio che ne distrusse “buona parte”. In base a un accordo di cooperazione fra Tunisia e Regione Campania i container pieni di rifiuti sono stati ritrasferiti in Italia: i consulenti che li hanno esaminati hanno accertato “la non corrispondenza della qualità dei rifiuti in sequestro al codice di riferimento dichiarato dall’esportatore”. Con la chiusura dell’inchiesta, i rifiuti sono ufficialmente dissequestrati e finalmente si potrà procedere al loro smaltimento. L’arrivo e la presenza dei rifiuti dalla Tunisia fu accompagnata da grosse preoccupazioni da parte delle popolazioni che inscenarono proteste e blocchi stradali.
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